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Storie di natura

LA CINCIA E IL LATTAIO

C’era un tempo, in Inghilterra e in altre zone dell’Europa, in cui il latte non veniva comprato al supermercato, ma lo portava il lattaio, una professione oggi scomparsa. Ogni mattina di buonora, prima della colazione, il lattaio con il suo carretto girava per le vie della città lasciando la bottiglia di latte proprio davanti alla porta di casa, sullo zerbino.

Anche il latte non era come quello di adesso. Era solo intero e, lasciato immobile, la parte superficiale della bottiglia si riempiva di una morbida e squisita panna, quella che oggi viene tolta per fare il burro. Le bottiglie di latte, inoltre, erano aperte, nessun tappo le rendeva ermetiche. E proprio questo dettaglio deve aver favorito un fenomeno che, tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, deflagrò in tutta l’Inghilterra: il furto di quello strato di panna da parte di cinciallegre e cinciarelle locali.

Appena il lattaio lasciava la bottiglia sull’uscio di casa, questa veniva presa d’assalto da numerose cince che, in bilico sul collo della bottiglia, bevevano la panna in superficie. Come tutti gli uccelli, anche le cince non riescono a digerire il lattosio contenuto nel latte, ma la panna ne aveva pochissimo ed era ricca di grassi, una fonte calorica preziosa e a buon mercato per superare i freddi e lunghi inverni inglesi.

Infastiditi dalle cince e dalle lamentele dei loro clienti, i lattai corsero ai ripari: ora, un bel tappo di cartone incerato sormontava i contenitori. Le cince, però, non si persero d’animo e nel giro di pochi anni impararono a stappare le bottiglie, continuando a fare colazione con la panna. La prima segnalazione di questa nuova, incredibile capacità venne dai dintorni della città di Southampton, nel 1921, per poi diffondersi – o comparire? – ovunque. Se il cartone non andava più bene, si passò allora all’alluminio. Nel 1930, però, già in dieci città diverse le cince avevano di nuovo imparato ad aggirare l’ostacolo, aprendo anche questi tappi metallici.

Per comprendere meglio la diffusione del fenomeno, gli ornitologi Robert Hinde e James Fisher avviarono un progetto che oggi definiremmo di “citizen science”: nel 1947 inviarono tramite posta centinaia di questionari a birdwatcher, naturalisti, lattai, consumatori e medici chiedendo loro di descrivere gli attacchi, la loro frequenza, le contromisure adottate e altre informazioni, che confluirono poi in un articolo pubblicato nel 1949 sulla rivista «British Birds», dove emergeva che, in effetti, le cince di tutta Inghilterra aspettavano proprio il lattaio di fiducia per assaltare tanto le bottiglie sul carretto, quanto quelle depositate davanti casa.

Hinde e Fisher compresero anche, grazie a quei questionari, come il comportamento delle cince fosse emerso indipendentemente in diverse zone del Paese, senza che la città di Southampton fungesse da innesco iniziale: era solo una dei tanti luoghi in cui questa abitudine aveva preso avvio. Inoltre, il “contagio” comportamentale era un tipico passaggio che potremmo definire culturale, basato sull’apprendimento: una cincia scopriva come aprire una bottiglia e, una dopo l’altra, gli individui del suo gruppo imparavano a loro volta osservando la compagna, in un evento a cascata. Nel 1939, per esempio, nella città gallese di Llanelli, a centinaia di chilometri di distanza dalla più vicina cincia esperta, una sola casa su trecento del circondario subì il furto della panna. Sette anni dopo tutte le cince avevano imparato a farlo.

In questa vicenda compare anche Niko Tinbergen, il futuro premio Nobel per la medicina e la fisiologia insieme a Konrad Lorenz e Karl von Frisch, vinto nel 1973. Nei martoriati anni ’40 del ‘900, Tinbergen viveva ad Amsterdam, dove aveva anche lui osservato le cinciallegre e le cinciarelle cittadine aprire le bottiglie di latte per nutrirsi della panna. E le vide sia prima della Seconda guerra mondiale sia dopo. Nel mezzo, a causa della guerra, i lattai avevano smesso di fare le loro consegne, per riprendere poi con gradualità nel 1947. Nessuna cincia avrebbe potuto sopravvivere in un arco di tempo così lungo come quello intercorso tra prima e dopo la guerra: le cince avevano di nuovo imparato, in modo autonomo.

Alla fine, però, anche le cince dovettero arrendersi, vinte non dall’ingegno umano, ma dalla dieta e dai supermercati: il latte divenne sempre più magro, senza panna, e ora lo si comprava al banco frigo dei market. I carretti dei lattai divennero sempre più rari, fino a scomparire, portandosi via anche questa incredibile storia.

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FOTO: vi lascio questa fantastica galleria fotografica di cinciallegre e cinciarelle opera di Armando Bottelli (che ringrazio!). Vi consiglio di cliccare su ogni singola foto così da apprezzarla a schermo intero.

Testo di Andrea Pelfini Storie di naura

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